“Benvenuti nel Giardino della Serenissima Repubblica!” Con queste parole si apre il sito turistico ufficiale della città. Non è uno slogan, ma un biglietto da visita. Questa è Sacile: un giardino.
Ma non un giardino di quelli con l’erba rasata uniforme, stile inglese (che sarà anche bello da vedere, ma che tristezza!). Un giardino di quelli all’italiana, di quelli dove la natura e la mano dell’uomo convivono in un equilibrio sempre vario e movimentato, di quelli dove ogni viottolo conduce a una sorpresa. Un giardino che regala emozioni. E così è Sacile…
Città innovativa
È una città dove palazzi, strade e chiese si inseriscono armoniosamente nel contesto naturale originato dallo scorrere lento delle acque del Livenza, che avvolgono il centro cittadino in un gioco di anse frondose. Non a caso è un luogo caro agli amanti della canoa, così come a quelli delle passeggiate. È una città sana e piacevole, un richiamo per il turismo green (quello che privilegia il benessere) come per quello slow (quello che privilegia il contatto umano).
Ma come la scienza insegna (nulla si crea…), un patrimonio – per quanto ricco – da solo non basta. Occorre costruirgli attorno dei servizi. Perché il fiume è bello, ma occorre provvedere gli attracchi per le canoe, per renderlo disponibile. E occorre una rete di sentieri e di percorsi pedonali, per esplorare la città. E occorre pensare dei parcheggi, non solo per le automobili, ma anche per i camper. E così via. Tutte cose che Sacile ha saputo costruire o sta costruendo, all’interno di una visione d’insieme, una progettualità.
La crescita qualitativa e quantitativa dell’offerta turistica di Sacile nasce da una riflessione, avviata diversi anni fa, sul futuro della città. Ci si è chiesti prima di tutto come migliorare la qualità della vita, valorizzando quegli elementi che sono propri di Sacile. Così è iniziato un percorso, che ha portato la città ad assumere un ruolo innovativo anche a livello nazionale: tanto per capirsi, un rappresentante dell’amministrazione civica siede nel consiglio direttivo della rete delle “Città sane”, accanto a città come Ancona, Bologna, Milano e Padova!
Un vestito su misura
Il primo punto del ragionamento è stato quello di valorizzare quello che c’è di particolare, di diverso. A differenza dei molti contesti di urbanizzazione diffusa tipici della fascia pedemontana veneta e di parte in quella friulana, infatti, la struttura insediativa del territorio di Sacile ha mantengono una chiara leggibilità.
Il progetto urbanistico per la Sacile di domani non si propone di stravolgerne la configurazione, ma di costruire un “vestito su misura” che ne rafforzi vocazioni e potenzialità. Un progetto che parta dalla città esistente per riqualificarla.
Per ragionare sulla Sacile di domani, sono state poste tre questioni di fondo, a ciascuna delle quali può essere fatta corrispondere un’immagine, quasi una metafora di progetto.
Città policentrica
La prima immagine è quella della città policentrica, ovvero come dare un nuovo ordine a contesti urbani complessi, in cui coesistono diversi nuclei e situazioni insediative, evitando che essi evolvano verso forme di crescita caotica. Per fare questo, occorre restituire servizi e funzioni a tutte le componenti della città, in primo luogo alle frazioni, ma senza sminuire il ruolo di riferimento del centro storico.
Non si tratta semplicemente di inserire superfici e volumi. Essi vanno re-immaginati come i nodi di una rete, di un sistema articolato di spazi aperti e costruiti disponibili a diversi usi, di centralità differenziate, che possono costituire un prolungamento dei contenitori funzionali stessi verso il paesaggio, darsi come dispositivi in grado di rompere la monofunzionalità dei cluster residenziali nelle frazioni.
Città porosa
La seconda immagine è quella della città porosa, ovvero come rinsaldare i rapporti tra insediamenti, ambiente e paesaggio. E qui un ruolo importante giocano le acque. Quando si parla del territorio sacilese appare evidente il ruolo strutturante, di telaio connettivo, giocato nel corso della storia dalla rete delle acque. La rete dei fiumi e dei corsi d’acqua può essere letta come una sequenza di aree naturali che, irrorando il territorio e connettendone le diverse parti, disegna una trama piuttosto fitta di corridoi ambientali. Ma i paesaggi prossimi ai fiumi possono al contempo essere riletti e riprogettati come grandi infrastrutture lineari di spazi pubblici.
L’immagine di una città porosa può essere tradotta al suolo anche con la messa a sistema degli spazi rurali e delle acque, dei materiali vegetali che li compongono, per costruire un grande progetto urbanistico. Si va dalla conservazione e dalla valorizzazione delle grandi trame paesaggistiche e ambientali, al disegno più minuto degli inserimenti di naturalità nei tessuti urbani: parchi e giardini, ma anche percorsi e filari alberati. La natura così entra in città e le ridà forma.
Città abitabile
La terza immagine è quella della città abitabile, ovvero migliorare la qualità urbana. Il che vuol dire prima di tutto essere accogliente. Il progetto degli spazi aperti pubblici pone al centro dell’attenzione l’importanza di costruire sequenze di spazi (piazze, strade, parchi e giardini) percorribili a piedi o in bicicletta con continuità, in maniera protetta rispetto alle auto; ma che siano anche accessibili, attraverso l’individuazione di parcheggi pensati come aree di interscambio: auto-bici, auto-pedoni, addirittura auto-canoa.
Molti sono quindi i temi e le questioni assunti come guida e indirizzo delle trasformazioni che daranno forma alla Sacile di domani. In larga parte essi sono già stati messi a fuoco dai numerosi strumenti urbanistici, generali e particolareggiati, prodotti per questo territorio comunale e oggi giunti a diversi livelli di attuazione. A fronte di una produzione tanto rilevante, non si può procedere per logiche settoriali e talvolta parziali, quanto invece identificare strategie e sistemi di azione coordinati e integrati, per delineare catene di operazioni che, lavorando su diversi campi e scale del progetto, diano forma a una Sacile policentrica, porosa, abitabile/accessibile/fruibile.
Non turista, ma ospite
Dopo questa digressione un po’ tecnica, necessaria per capire il percorso fatto, possiamo tornare al nostro giardino. La “rivoluzione” di Sacile in fondo sta tutta qui: costruire un’offerta turistica partendo da un progetto di miglioramento della qualità della vita degli abitanti. Perché se la gente del luogo vive meglio, allora anche chi viene da fuori si troverà meglio. In questo senso il turista non è un oggetto di interesse, ma un ospite. La sua permanenza in città non è qualcosa di artificiale, come se si muovesse dentro una bolla costruita apposta per lui; è invece un inserirsi nel contesto, un convivere, un emozionarsi.
E nel suo passeggiare lungo il Livenza, magari mangiando un gelato davanti al torrione di San Rocco (eretto per difendere la città dal pericolo dei Turchi sul finire del Quattrocento), o percorrendo il ponte pedonale sopra il Livenza (risalito in epoca veneziana dalle barche dei mercanti), sarà anche lui un sacilese.